28 luglio 1961 – 28 luglio 2011
– 50 anni dal vile attentato –
(breve storia dei due monumenti alla Partigiana)
Nel 1953 l’Istituto per la Storia della Resistenza delle Tre Venezie, presieduto dal prof. Egidio Meneghetti, pensò di dedicare un monumento alle donne Partigiane in occasione del decennale della Liberazione.
Si scelsero i Giardini di Castello come luogo e l’opera dello scultore Leoncillo, staffetta Partigiana, convinse l’apposita commissione.
Si trattava di un’opera singolare, fuori dalla consuetudine dei monumenti dell’epoca: una Partigiana combattente in ceramica policroma, che ben risaltava nel verde dei giardini. Tuttavia un particolare sollevò proteste. Il fazzoletto rosso al collo che troppo si identificava con una parte delle formazioni Partigiane. Fu quindi invitato Leoncillo a fare un’altra versione, stavolta con un fazzoletto arancione, mentre la prima venne esposta a Ca’ Pesaro, dive tutt’oggi si trova.
Col senno di poi, purtroppo, fu una fortuna, perché all’alba del 28 luglio del 1961 un boato svegliò il popoloso e antifascista quartiere di Castello est. Un chilo e mezzo di tritolo neofascista mandò in frantumi la Partigiana.
Grande indignazione sollevò in tutto il Paese e immediata fu la reazione della Città. La Giunta e il Sindaco Favaretto Fisca fecero affiggere sui muri della Città il seguente comunicato:
Questa notte mano criminale ha distrutto il monumento alla partigiana posto ai giardini pubblici a perenne memoria delle donne che combatterono fino al supremo sacrificio nell’epica lotta contro il nazi-fascismo. Venezia, che nella resistenza alla dittatura e all’invasore rifulse di gloria, leva il suo grido di esecrazione per l’offesa recata ai valori di libertà e di giustizia sui quali si fonda la nostra Repubblica. Cittadini, il monumento alla partigiana verrà immediatamente ricostruito, perché continui a tramandare il ricordo della resistenza alle future generazioni.
Ci vollero otto anni perché fosse ricostruito, ma si decise di non farlo dov’era e com’era. Il 25 aprile del 1969, alla presenza della medaglia d’oro Carla Capponi e del Vicepresidente del Consiglio Francesco De Martino, mobilitata tutta l’Anpi del nord d’Italia, venne inaugurato il monumento di Augusto Murer su basamento di Carlo Scarpa. Una Partigiana morente, ideale continuità con quella combattente di Leoncillo, lontana da quelle donne che l’iconografia classica voleva come semplici comprimarie nella lotta di Liberazione.
Grazie soprattutto al lavoro degli storici e degli Istituti per la storia della Resistenza, si saprà invece quanto generoso e fondamentale fu il ruolo delle donne nella Resistenza.
Oggi, a testimonianza della ferocia neofascista, è possibile vedere ciò che resta della Partigiana di Leoncillo: il basamento deturpato di Carlo Scarpa.