La Sezione Anpi 7 Martiri di Venezia è al fianco del presidente della Municipalità Andrea Martini per le ignobili minacce di morte di cui è stato fatto oggetto. La nostra è una solidarietà conseguente alla stima verso la sensibilità, il coraggio, la civiltà con cui ha sempre sostenuto le sue idee e le sue battaglie. E’ una vicinanza dovuta anche alle comuni radici nella Costituzione Italiana che mai come in questo momento, anche a Venezia, va convintamente difesa.
Quelle minacce sono un segnale gravissimo di attentato alla convivenza civile, alla libertà, alla democrazia. Quella democrazia cui ha inneggiato in Campo di Ghetto lo stesso sindaco. Quella democrazia che peraltro viene contraddetta quando, ad organi eletti dalla cittadinanza, si vuole toglie potere di rappresentanza e quando i rapporti istituzionali con rappresentanti dei cittadini nel consiglio comunale o circoscrizionale sono connotati dallo scarso rispetto, o addirittura dalla insofferenza o dal dileggio.
Al primo cittadino che in campo di Ghetto si commuove ricordando, come lascito della lotta di Liberazione, quella patria nata dal sangue dei partigiani, chiediamo con quale coerenza il pomeriggio si accomuna a quanti, quella patria, vogliono smembrare.
Allo stesso responsabile del rispetto della legalità nella comunità cittadina, chiediamo come mai, invece di far rispettare l’ordinanza prefettizia ed il divieto del questore a manifestare nell’area marciana, a quelle manifestazioni vietate si unisce e dà voce a chi si approfitta della festa del patrono per reclamare la separazione ed offendere la bandiera nazionale.
Con questo assumendosi la responsabilità anche del fatto che altre formazioni si radunino in piazza. E lasciando contraddette e stupite associazioni di comuni cittadini come il Comitato Bandiera Italiana 17 Marzo che, richiamato al divieto del questore, correttamente si attiene alla prescrizione, spostando gli onori a Daniele Manin dalla sua tomba ad un altro luogo della città.
Purtroppo è già il secondo anno che questa ambiguità viene alimentata, con l’effetto di incoraggiare illegalità ed eccessi.
Anche dal Consiglio Comunale ci aspettiamo una condanna ferma e non generica, una dissociazione esplicita dalla violenza intimidatoria di quanti, farneticando, minacciano chi esercita un diritto costituzionale.
Ce lo aspettiamo per il fatto che la sua Presidente ha sfilato nel corteo di Cannaregio sotto il medagliere dell’Anpi a testimoniare la condivisioni di un sentire che non tollera intimidazioni e violenza. Dai nostri rappresentanti abbiamo il diritto di sapere se l’istituzione eletta sta dalla parte dei valori della Costituzione o da quella di chi la rinnega.
Un ultima domanda la facciamo ai giornalisti che hanno usato il verbo “sdoganare”; il termine comunica una benevolenza, se non una corrività verso atteggiamenti impropri, indebiti, quando non illeciti. Sarebbe auspicabile che le cose venissero dette chiaramente anche perché non si può attribuire al primo cittadino la facoltà di contravvenire ad un divieto. Siamo sicuri che, se a contravvenire fosse stato un secondo cittadino od un anonimo, la stampa non avrebbe parlato di illegalità invece che, acquiescentemente, di sdoganamento?
Direttivo Anpi Sezione “7 Martiri” Venezia