Sono qui per portare ad Adriana Martignoni, ad Agostino e Pierluigi, l’affetto della Sezione Sette Martiri alla quale si è sempre sentita orgogliosa di appartenere e di cui aveva da poco ricevuto la tessera del 2018, regalandomi un sorriso di soddisfazione e di riconoscenza.
Soprattutto, però, oggi tengo fede ad un impegno che mi aveva richiesto in uno degli ultimi nostri incontri, dei tanti che, da vicino di casa, ho avuto il privilegio di avere con lei: raccontarla con le mie parole; saranno brevi, per il rispetto che devo al suo carattere schivo, ma spero che siano quelle che lei si aspetta di sentire.
Per 30 anni Adriana è stata semplicemente una vicina gentile e riservata, innamorata della musica e della pittura, premurosa verso la mia famiglia ed affettuosa verso i miei piccoli di allora. Anche lei, come tanti protagonisti dell’esperienza penosa degli anni della lotta di Liberazione, ha aspettato a lungo prima di sentirsi pronta e di risolversi al racconto per dare, come un nuovo dovere, il suo contributo alla conoscenza di quegli anni in cui ogni sussulto di dignità veniva perseguito e violentato.
Una volta poi che è stata convinta del valore educativo delle sue testimonianze, ci ha messo a parte dei suoi ricordi, nitidi e consapevoli, rievocando con semplicità, la “normalità” del suo lavoro prezioso di staffetta, affidabile, disinvolta e, incredibilmente, in quelle circostanze, persino fiduciosa nell’uomo. Ci ha raccontato le ansie e le preoccupazioni, ma anche la spigliatezza dei suoi comportamenti durante gli interrogatori, le perquisizioni, la detenzione. Una sicurezza nell’agire che le derivava dalla certezza semplice di dove è collocato il giusto.
Una disinvoltura che era l’altra faccia, del suo ritegno a dirsi protagonista, del pudore a consumare i suoi dolori nel suo intimo, senza ostentarli. Ha cercato in tutta la sua vita Giampaolo, il fratello giovanissimo perduto dopo la fuga, da Partigiano, verso le formazioni del Grappa e che non ha più ritrovato. Uno strazio silenzioso, appartato che è stato la trama del suo quotidiano: la ricerca tenace di tutta una vita che l’ha portata ad intravvedere quella stessa giovinezza distrutta nella sua pienezza, nei giovani del suo presente sui quali, in ogni occasione, incoraggiava ad investire, considerandoli sempre molto più coscienti di quel che comunemente vedeva concedere.
Un desiderio costante di risposte che ha saputo reindirizzare sull’interpretazione della nostra epoca, rievocando le speranze concepite nelle angustie della sua storia partigiana e cercando i segnali della loro realizzazione. Sempre, con la piena coscienza e consapevolezza verso gli accadimenti dell’oggi che sapeva descriverci con le parole precise del suo linguaggio senza età, nitido e rigoroso, senza rimpianti e sempre al servizio della comprensione.
Nella sorpresa di essere diventato un suo interlocutore, ho conosciuto la sua mite determinazione, la generosità nel donare la sua preziosa confidenza, la fiduciosa apertura che riponeva nel confronto; anche verso le domande senza risposte. Infatti oscurità, incertezze, dubbi non hanno mai affievolito, bensì sempre rinforzato l’impegno a cercare.
Perciò oggi mi conforta salutare in lei la staffetta che porta il suo ultimo messaggio, la parola d’ordine che, per una volta, ha potuto svelare: la risposta sta nel continuare a farsi domande.
Un ultimo pensiero che propongo per aver goduto del privilegio della sua amicizia e del suo affetto: immaginare che oggi Adriana sarebbe felice di sapere che, nel congedarci da lei, la salutiamo assieme a Giampaolo, accomunandolo nel commiato e negli onori che lei ha meritato anche per lui.
Gianluigi Placella, presidente sez. ANPI “Sette Martiri”
Adriana Martignoni nasce a Venezia nel 1920. Il padre Luigi, originario di Roverbella (MN), ingegnere navale, è tra i fondatori del Partito d’Azione, il suo studio a San Simeon diventa il punto d’incontro degli azionisti locali. Adriana viene coinvolta con compiti di staffetta. Il suo ruolo diventa importante dopo l’8 settembre, quando Luigi, ricercato, fugge a Roma. Durante una perquisizione Adriana e il fratello Gianpaolo vengono arrestati e tenuti in carcere per dieci giorni. Dopo la guerra è attiva nel Partito d’Azione e nell’Unione Donne Italiane.
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Il ricordo di Maria Teresa Sega e dell’IVESER dedicato ad Adriana Martignoni.
Sulla stampa:
La Nuova, 22 febbraio 2018