Anche quest’anno, perfino nella ricorrenza del 25 aprile, arriva la provocazione di Elena Donazzan assessora regionale all’Istruzione che propone un salto di qualità culturale mentre dimostra che o non conosce la storia o è talmente abbagliata dalla sua missione riabilitatrice del fascismo, di Mussolini e dei nazisti, da capovolgerla.
Ricordare proprio il 25 aprile i caduti hitleriani e farsi fotografare accanto alla bandiera italiana dello Stato democratico, nato dalla Resistenza all’occupazione tedesca, significa simbolicamente averla sfregiata. Quella bandiera è il tricolore democratico e antifascista. La bandiera dei repubblichini fascisti era un’altra: era il tricolore con sopra l’aggressiva aquila imperiale.
In questo contesto, una volta di più si applica a glorificare quel regime e un’alleanza tra invasori nazisti e i loro burattini della Repubblica Sociale di Salò; un’alleanza che faceva, della strage di civili innocenti, metodo di guerra e di intimidazione.
Ancora quest’anno pretende di richiamare alla pacificazione, in nome di una Patria che dice essere la stessa per la quale, i combattenti su fronti opposti, con pari dignità e lealtà, si scontravano; italiani contro italiani e, pertanto, degni degli stessi onori. Eh no, assessora, la Patria per la quale combattevano i suoi antenati e i suoi modelli fascisti era ben altra cosa; era anzi, l’opposto di quella intesa dalla Resistenza e dalla lotta partigiana; quella Patria rappresentata dalla Repubblica antifascista nella quale vive lei adesso e che, consente quella libertà di parola per prima cosa conculcata dai fascisti; una libertà di cui lei si serve per propagandare la nostalgia del fascismo, un veleno, un attentato alla stessa esistenza della Repubblica, nei fatti, un’eversione.
Sappia che non c’è bisogno di essere comunisti, (quei comunisti che rappresentano il parafulmine per le sue aberrazioni ricostruttive della storia) per conoscere la differenza tra quei due concetti di Patria, basta non essere fascisti! Il che vuol dire anche che quando non si colgono le differenze, anzi, quando strumentalmente le si vogliono omologare, si sta riabilitando il fascismo e se ne fa propaganda.
Tenga sempre a mente che la propaganda del fascismo è un reato. Una propaganda ancora più colpevole se proviene da un personaggio pubblico.
Lo stesso richiamo lo facciamo al Presidente Zaia eletto con il 76% dei voti e che evidentemente non ha interesse a rifiutare quelli che provengono dai sostenitori di chi, dopo aver giurato sulla Costituzione antifascista, pubblicamente, reiteratamente, oggettivamente la rinnega. E francamente limitarsi a un semplice imbarazzo di fronte a così tante recidive è talmente insufficiente e riduttivo da equivalere a un’assoluzione di quei comportamenti.
La dissociazione più netta, il disconoscimento, le dimissioni della sua assessora sono la sola strada che il Presidente Zaia può prendere se non vuole macchiarsi dello stesso fascismo che la Donazzan ripropone.
Il presidente della Sezione Anpi Sette Martiri di Venezia
Gianluigi Placella