Il Presidente
Prot. 058
Roma, 17 febbraio 2022
Ai Presidenti dei Comitati Provinciali ANPI
(con preghiera di trasmissione alle Sezioni)
Ai Coordinatori Regionali ANPI
Ai Presidenti Sezioni ANPI all’estero
Ai Responsabili Aree Territoriali
e p.c. Ai componenti il Comitato Nazionale ANPI
Al Presidente emerito Carlo Smuraglia
Care compagne e cari compagni,
si è avviata da ieri una apparente de-escalation in merito ai pericoli di guerra per la situazione dell’Ucraina.
Nei giorni precedenti era cresciuta in modo impressionante la tensione internazionale con spostamenti di truppe e di armamenti che facevano temere la possibilità di un precipitare della situazione.
Sembra che tali tensioni si siano parzialmente ricomposte dopo il colloquio fra il Cancelliere tedesco Scholz e il leader russo. Dalle notizie apparse sui media Scholz avrebbe escluso, quantomeno sul medio periodo, l’ingresso dell’Ucraina nella NATO e di conseguenza Putin avrebbe avviato il parziale ritiro delle truppe russe. Ancora una volta i Paesi dell’Unione Europea si sono presentati in modo disunito, ma in ultima analisi ha prevalso – per ora – la propensione al negoziato ed alla soluzione diplomatica della crisi.
La situazione è in evidente movimento anche perché si legge oggi sui giornali che la NATO da un lato nega che sia in corso il ritiro delle truppe russe, dall’altro sta continuando a inviare forze militari in Polonia, Ungheria, Romania e Bulgaria.
L’impegno e la lotta per la pace è un elemento costitutivo dell’ANPI, perciò la nostra Associazione presta la massima attenzione alle dinamiche in corso.
E’ opportuno perciò che le nostre sedi territoriali, in particolare ove dovessero riacutizzarsi le tensioni dei giorni scorsi, siano le promotrici col massimo impegno e la massima determinazione di iniziative unitarie a difesa della pace, contro il riarmo, per la composizione negoziale di tutte le tensioni presenti oggi in Ucraina.
Le basi politiche ideali del nostro impegno per la pace nella situazione attuale sono le seguenti:
1. il nostro Paese ha un inviolabile obbligo costituzionale: l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
2. Il nostro Paese non può e non deve prescindere da tale obbligo. L’Italia è parte consapevole e leale della NATO, ma – indipendentemente da qualsiasi riflessione sulle responsabilità della crisi ucraina – la NATO non può e non deve intervenire in caso di precipitazione bellica, perché ciò avverrebbe in violazione dei suoi compiti, che sono limitati alla difesa armata dei soli Paesi membri dell’Alleanza.
3. Una politica di sicurezza non si afferma soltanto con la forza delle armi. Il pilastro di una vera politica di sicurezza dell’Europa unita è nella sua capacità di proporsi come messaggero di amicizia fra i popoli. Le alleanze politiche e militari non possono mettere in discussione l’autonomia delle scelte dell’Unione Europea e la sua missione pacifica. Perciò l’Unione nella crisi attuale può e deve svolgere un ruolo di mediazione attraverso le armi della diplomazia in modo autonomo e propositivo, così rafforzando il suo prestigio internazionale e il suo ruolo di ambasciatrice di pace nel mondo.
4. Vanno sostenuti in primo luogo i legittimi interessi dell’Ucraina, della Russia e della stessa Unione Europea.
5. Il delirio bellicista va sconfitto dalla forza tranquilla di Paesi e popoli che sanno che la guerra, oltre a lacrime, sangue e devastazioni, oggi porta solo alla sconfitta di tutti; basti pensare all’Iraq, alla Libia, all’Afghanistan.
Cordialmente,
Gianfranco Pagliarulo