Un voto a difesa della Costituzione e a sostegno dell’antifascismo

APPELLO PER UN VOTO ANTIFASCISTA, PER IL DISARMO, PER UNA UNIONE EUROPEA PROMOTRICE DI PACE, PER LA DEMOCRAZIA, PER I DIRITTI CIVILI E SOCIALI, PER LA TUTELA DELL’AMBIENTE, PER LA DIFESA E L’ATTUAZIONE DELLA COSTITUZIONE.

PARTECIPARE AL VOTO

Il Comitato provinciale dell’ANPI di Venezia esorta tutti gli iscritti e tutte le iscritte così come tutti i cittadini e le cittadine – rivolgendosi in particolare ai giovani e alle ragazze – a partecipare alle votazioni del 25 settembre per esercitare con consapevolezza un diritto democratico conquistato a caro prezzo con la sconfitta del regime dittatoriale fascista.

Un diritto che è espressione del potere politico da parte dei cittadini per riaffermare i valori di pace, di libertà, di democrazia, di giustizia sociale, per cui hanno combattuto tanti uomini e tante donne anche con il sacrificio della loro vita durante la Resistenza, valori che sono stati posti poi alla base del progetto costituzionale e dell’Italia repubblicana.

PER UN VOTO INFORMATO E RESPONSABILE

In un momento forse tra i più difficili che il nostro paese si trova ad attraversare dalla fine del secondo conflitto mondiale, in una situazione di grave emergenza economico-sociale iniziata a partire dalla crisi finanziaria del 2008 e aggravata dalla pandemia;

nel mezzo di un cambiamento climatico che produce disastri ambientali devastanti causato dall’utilizzo dissennato delle risorse ambientali; nel mezzo di una guerra che si protrae da mesi alle porte dell’Unione Europea, rispetto alla quale sembra subentrata l’assuefazione e di cui ancora non si vede la soluzione; guerra che oltre a morte e distruzione, sdogana addirittura la minaccia nucleare e che inoltre incide sulle condizioni di vita dei cittadini della UE a causa dell’aumento del costo dell’energia e delle materie prime, provocando una impennata generale dell’inflazione (oltre 8%) e mette a rischio la stessa sopravvivenza per mancanza di cibo delle popolazioni più povere del pianeta;

di fronte a tutte queste emergenze l’ANPI invita al voto per cercare con una scelta informata e responsabile di invertire la rotta, di imprimere una svolta in primo luogo a favore della pace in coerenza con il principio del ripudio della guerra sancito dall’art.11 della Costituzione.

L’Unione Europea deve assumersi la responsabilità dell’intermediazione, operando unitariamente per una concreta iniziativa di pace affinché tacciano le armi e si promuova, nel quadro dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e delle Nazioni Unite, una Conferenza internazionale che affronti la questione del disarmo multilaterale, sia relativamente agli armamenti convenzionali che alle armi di distruzione di massa, in particolare alle armi nucleari.

CONTRO IL RIARMO E LA LOGICA DELLA DETERRENZA

Va posta “l’umanità al potere”, contrastando con forza le politiche e i piani di riarmo generalizzato anche nucleare, la logica della cosiddetta “deterrenza”, strategia attraverso la quale, lungi dal difenderci dal pericolo atomico, si mira in realtà a giustificare la proliferazione e l’escalation delle spesa per gli armamenti nucleari che riduce di fatto le risorse che andrebbero destinate in primo luogo a soddisfare bisogni umani fondamentali.

Coerentemente per l’ANPI, in luogo di scelte di aumento delle spese per gli armamenti, andrebbero realizzate politiche di contrasto alle povertà (sono circa sei milioni i poveri in Italia) e di riduzione delle disuguaglianze che sono in costante aumento, rimettendo al centro il valore del lavoro, il diritto al lavoro, ad un lavoro di qualità, stabile, in sicurezza e retribuito dignitosamente, come stabilito dall’art. 36 della Costituzione.

NO ALL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

L’ANPI invita a partecipare al voto anche per difendere e riaffermare altri diritti sociali fondamentali sanciti dalla Costituzione: il diritto alla previdenza, all’istruzione, alla salute, diritti questi ultimi anche essi messi a dura prova durante l’emergenza pandemica, che ha mostrato l’inadeguatezza del Sistema Sanitario Nazionale sempre più depauperato e le disuguaglianze territoriali nella risposta ai bisogni di cura dei cittadini e delle cittadine. Proprio questa evidenza induce l’ANPI a pronunciarsi con forza contro la proposta di autonomia differenziata oltre che del presidenzialismo avanzata nel programma della Coalizione di destra in una logica di scambio, rispettivamente tra la Lega da una parte e Fratelli d’Italia dall’altra.

Si tratta infatti di proposte su cui va fatta una profonda riflessione per il rischio concreto di uno scardinamento della Costituzione. Infatti proprio l’autonomia differenziata accresce il rischio di un aumento delle disuguaglianze fra cittadini e cittadine in base al luogo di residenza, di un ampliamento dei divari sociali e territoriali, della frantumazione del paese in violazione degli artt. 2 e 3 della Costituzione: in particolare dell’art. 3, che costituisce l’architrave della Costituzione, che stabilisce l’uguaglianza formale dei cittadini davanti alla legge ma anche soprattutto l’uguaglianza sostanziale, imponendo alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini.

E’ necessario informare i cittadini che in base alla riforma costituzionale del 2001, approvata a maggioranza, del Titolo V della Costituzione, in base all’art.116 della Costituzione, l’autonomia differenziata o regionalismo asimmetrico viene concessa su iniziativa della regione con una legge statale cosiddetta rinforzata perché deve essere adottata a maggioranza assoluta dei componenti delle Camere, ma ciò sulla base di “un’intesa”, di un “accordo”, di un patto tra Regione e Governo, un patto che il Parlamento non può emendare, non può modificare.

Le Camere possono solo approvare o rigettare la legge che recepisce l’intesa.

Come evidenziato da noti giuristi, la legge quadro, che dovrebbe disciplinare queste intese tra governo e singole regioni, stipulate sulla base di una “trattativa privatistica”, non eliminano il pericolo di un aggravamento dei divari sociali e territoriali, poiché si tratta di una legge ordinaria che non può porre vincoli alla legge che a sua volta approva le intese.

Ad esempio se la legge quadro imponesse il divieto di regionalizzare la scuola, regionalizzazione invece prevista dall’intesa, tale divieto non produrrebbe alcun effetto giuridico. E’ evidente il rischio di frantumare l’unità del paese in tante repubblichette semi-indipendenti, in tante “piccole patrie”.

Neppure la determinazione legislativa statale dei livelli essenziali delle prestazioni (i cosiddetti LEP) concernenti i diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio nazionale costituisce un reale argine contro le disuguaglianze perché non garantisce l’uguaglianza e l’uniformità dei diritti ma solo il livello di disuguaglianza accettabile. Inoltre per contrastare le disuguaglianze occorrerebbe una crescita economica duratura e sostenuta mentre all’orizzonte sembra profilarsi il rischio di una recessione.

Già oggi i cosiddetti LEA (livelli essenziali di assistenza) previsti nel settore della sanità pubblica non hanno impedito il sostanziale dissolvimento del nostro sistema nazionale sanitario. La stessa cosa potrebbe accadere per la scuola o in altre materie attribuite con l’autonomia differenziata alle Regioni.

Al contrario il Paese ha bisogno di fare sistema, di superare i divari sociali e territoriali tra Nord e Sud e garantire gli stessi diritti, gli stessi servizi a tutti i cittadini ( asili nido, strutture scolastiche, sanitarie, ecc.).

Coerentemente, la nostra Associazione esprime contrarietà anche alla flat tax, la cosiddetta “tassa piatta” che è l’opposto della giustizia sociale. La tassazione deve essere invece progressiva come previsto dall’art. 53 della Cost. per evitare che i redditi elevati o elevatissimi paghino la stessa percentuale dei redditi bassi.

NO AL PRESIDENZIALISMO

L’ANPI è inoltre contraria alla riforma della forma di governo in senso presidenzialista, riforma presente nel programma della Coalizione di destra e ne difende al contrario la natura parlamentare stabilita nella Carta costituzionale. La destra è favorevole invece a un Presidente della Repubblica eletto direttamente dal popolo che assuma quindi anche i poteri di Capo del governo. In questo modo scomparirebbe la figura del Presidente della Repubblica come garante dell’unità della nazione, di arbitro imparziale nella dialettica istituzionale, senza neppure i “pesi e contrappesi” che caratterizzano forme di governo presidenziale o semipresidenziale come quelli rispettivamente presenti negli Stati Uniti e in Francia. Si porterebbe a compimento quel processo di espropriazione dei poteri del Parlamento, della sua marginalizzazione iniziata già da lungo tempo, con un passaggio da una “democrazia interlocutoria” ad una “democrazia decidente”, cioè da una democrazia in cui le parti si confrontano, cercano una mediazione e infine una sintesi ad una democrazia che invece “separa le parti” con il rischio, come afferma il noto giurista Zagrebelsky, di diffondere odio, di portare ad un conflitto radicale.

Anche se non si può negare che il parlamentarismo non ha dato grande prova di sé, dobbiamo anche ricordare che esso, pur con i suoi limiti, nasce sulla base della ripulsa dell’autoritarismo dopo il ventennio di dittatura fascista e in ogni caso il presidenzialismo non può essere una risposta reale in termini di efficienza ed efficacia ai problemi economico-sociali, ambientali, geopolitici che il nostro paese dovrà affrontare a partire dal prossimo autunno.

Non sarà certo la mistica “dell’uomo solo al comando” a dare la risposta a questi problemi.

Se di fronte alle difficoltà esistenziali, al disagio economico-sociale dei cittadini che non riescono arrivare alla fine del mese per l’aumento dei costi dell’energia e dell’inflazione in generale, alla paura per il futuro, la parola d’ordine del presidenzialismo potrebbe fare presa, dobbiamo allora mettere in evidenza che l’elezione diretta del Presidente della Repubblica è il corollario delle varie forme di sistema elettorale maggioritario che non hanno certo dato origine a governi stabili.

PER UN VOTO ANTIFASCISTA

Infine è importante che il voto sia anche un voto antifascista.

Non ci si riferisce qui alle formazioni neofasciste e ai loro comportamenti eversivi con cui certa Destra spesso ha mostrato contiguità. Non si parla oggi, a cento anni dalla Marcia su Roma, del pericolo di un ritorno al fascismo nelle forme del “fascismo storico” ma del rischio di uno scivolamento verso quelle che oggi si chiamano “democrature” o democrazie illiberali che caratterizzano Stati della UE come l’Ungheria o la Polonia. Il timore è che si possa arrivare ad una forma di democrazia solo “formale”, un guscio vuoto in cui le libertà e i diritti civili, conquistati dalle donne e dal mondo LGBT diventino inattuabili, in cui la libertà di opinione sia ristretta, la separazione dei poteri destabilizzata, i diritti sociali trasformati in privilegi di pochi, unitamente alle consuete politiche di rigetto dei migranti, in fuga da situazione di fame (aggravata dal riscaldamento climatico) e guerre, in luogo di politiche di accoglienza di integrazione.

Infine, al di là delle dichiarazioni ufficiali “europeiste” dei leader della Coalizione di destra, anche senza voler menzionare i noti legami di Fratelli d’Italia e della Lega con i capi di stato di questi paesi, nel programma di Fratelli d’Italia si fa espresso riferimento alla “supremazia dell’ordinamento italiano” rispetto alle norme europee, in contrasto con quanto stabilito dall’art. 11 della Costituzione che consente “limitazioni di sovranità” in condizione di parità con gli altri stati e dall’art. 117 Cost. che stabilisce che la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle regioni nel rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario.

Questi articoli implicano la prevalenza delle norme della UE rispetto a quelle nazionali nelle materie che i Trattati approvati anche dall’Italia hanno trasferito alla competenza dell’UE.

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Andiamo quindi tutti a votare, esprimendo un voto per la pace, per i diritti civili e sociali, per la salvaguardia del pianeta, per la difesa e attuazione della Costituzione, tenendo a mente che la democrazia costituzionale si fonda su tre punti fondamentali: ripudio della guerra; difesa di diritti inviolabili di tutti gli esseri umani ; internazionalismo ovvero apertura dello Stato alla collaborazione con gli altri Paesi e netta ripulsa verso politiche sovraniste e nazionalistiche, all’origine dei cruenti conflitti mondiali del secolo scorso.


Scarica il testo dell’appello al voto dell’ANPI Provinciale di Venezia in PDF

Leggi l’appello del Presidente ANPI Gianfranco Pagliarulo su Patria Indipendente

Scarica il discorso del Presidente ANPI in formato PDF

Leggi su La Repubblica l’appello dell’ANPI al voto

Il volantinaggio per invitare ad un voto consapevole con l’appello del Presidente G. Pagliarulo in Campo S. Margherita a Venezia


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